LA DIREZIONE

Le frecce per capire dove andare ci sono. Me lo hanno assicurato negli ostelli, ma nel caos delle cittadine proprio non si vedono e ci sono troppi input. Negozi, bar, ristoranti…. gelaterie! Quando c’è troppo si perde il focus e tutto sfugge veloce. Troppi vestiti nello zaino pesano. Troppi pensieri nella testa, anche!
Bisogna alleggerirsi. Di tutto.
Tenere solo il necessario, mangiare quanto basta, provare a lasciare frammenti di ricordi pesanti ad ogni tappa. Creare spazio nella testa.

Intanto che sistemo lo zaino nella camera dell’ ostello di Leòn, mi accorgo di aver già perso un pezzo del mio equipaggiamento. Il cuscino gonfiabile per l’aereo. Il dispiacere dura solo qualche attimo. Pochi rimorsi. Less is better!

Alle prime luci del mattino seguente, c’è chi apre negozi e mentre cammino vedo anche i primi pellegrini passare. Incrociando gli sguardi ci si sorride. Ci si tifa a vicenda. E ci si benedice augurandosi “buen camino..”
Mi emoziona sia dirlo che sentirlo. Suona come un augurio sincero, che arriva dal cuore. Un patto invisibile tra persone di età, nazionalità, culture, religioni diverse. Un patto tra Pellegrini dove, tra le righe, si legge supporto reciproco.

So cosa stai passando, sono con te”. “Qualunque ragione ti abbia portato sul Cammino, non sei solo”. “Forza, ce la puoi fare”. C’è aria di unione, di rispetto e sostegno.

Durante le prime ore del tragitto mi si ripropone il tema della leggerezza in una forma alquanto bizzarra. Ho appena lasciato il sentiero che costeggia la statale per addentrarmi un pò nei primi campi di sterpaglie quando vedo lanciate 2 paia di scarpe sopra i fili della corrente. Non trovo motivo di giudicare. “Avranno proseguito in ciabatte”. Penso.

Sono le 13.45 e 14 km macinati. Fa caldo e lo stomaco brontola. Sono solo a metà del percorso di oggi. Cominciano a sfiorarmi pensieri tipo: “Ma ce la farò?“. Ecco qui i primi tentennamenti. Sapevo che sarebbero arrivati. Qualcuno dentro di me risponde: “Ce l’hai sempre fatta“. Qualcun’ altro invece mi sottolinea la fatica, i dolori alle anche, uno zaino troppo pesante da portare, tratti di strada a 35 gradi (percepiti 42) senza ombra e il fatto che sto costeggiando da ore una statale.
Ok.
Sono divisa a metà e già percepisco una netta linea di confine dove ognuno dice la sua.

Prima che la battaglia della Bhagavad Gita cominci, è meglio se comincio a cantare.