Non correre, pellegrino. La felicità – ciò che dopo ricorderai – non sta nell’ alloggio ma nel cammino
Anonimo
La notte trascorre con una mente agitata che ancora si interroga sul perché del pellegrinaggio.
La tappa di oggi è di livello 5++ nella mia scala di valori, dove 5 è il massimo e comprende: la forma fisica, il valore della glicemia, la pioggia, il dislivello, il peso dello zaino. (È consigliato farsi un piccolo sondaggio ogni mattina).
Il percorso che saluta Villafranca del Bierzo costeggia la strada. È monotono e la mia mente, nella monotonia, fatica a starci.
Incontro altri pellegrini, ad un bar sulla strada e si prosegue insieme.
Il pellegrino è un tipo socievole e ama scambiare informazioni e scoperte con altri.
Se c’è una cosa che ho imparato è che il pellegrino non si lamenta mai.
Quando chiede ristoro mangia quello che c’è senza troppe varianti; se la porta del bagno non si chiude va bene uguale e se i suoi abiti non profumano di lavanderia trova modi alternativi per mantenersi la vestizione quanto meno accettabile.
Non ha tempo per i reclami e le sue energie sono preziose per proseguire il Cammino.
Non ama i dettagli, gli basta il necessario.
Ci sono pellegrini preparati, super equipaggiati che hanno abiti tecnici, convertibili ad asciugatura rapida e poco sporchevoli. Il loro zaino da 30 L al massimo è così ben organizzato che trova spazio anche la reflex.
Ci sono pellegrini mediocri, che viaggiano in Nike a qualsiasi temperatura e arrivano a Santiago senza suole. Sono la categoria più furba perché indossano calze impermeabili e anche quando hanno le scarpe zuppe ti sorpassano con grandi sorrisi che lasciano intuire un: “Buen camino e never give up!” (…mai mollare!).
C’è poi il pellegrino folkloristico. Quello attrezzato quanto basta a garantirgli la sopravvivenza, che lava con sapone di Marsiglia e asciuga tamponando le scarpe sudicie con fogli di quotidiani locali.
Non ama i materiali sintetici e viaggia con pantaloni gitani, in cotone, facendoseli andare bene sotto i 39 gradi della Castiglia o 1500 m (..e 9 gradi con nebbia) della Galizia.
Io rientro nell’ultima categoria, ovviamente. Un po’ per scelta. In gran parte per incoscienza.
Il pellegrino ha in tasca sempre le parole giuste nella lingua locale.
– Desayuno: colazione
– Comidas: pranzo
– Cena: cena
– Cama: posto letto
Il pellegrino moderno ha aggiunto alla sua lista anche la parola: WiFi che non lo fa né mangiare né dormire ma almeno a casa sanno che è vivo.
El Peregrinos è un tipo sveglio e ha sempre un piano A e poi un piano B, un C e anche D.
Tutti funzionanti.
Crea meravigliosi programmi che il Cammino gli scombina passo dopo passo, ma la sua fede e il suo fuoco interiore sono cosi accesi che lo rendono stimato da tutta la popolazione locale che gli offre sempre un aiuto o un modo per proseguire. Non ha fretta ed è grato ogni giorno a tutte le difficoltà della Vita che lo hanno accompagnato consapevolmente un passo più vicino alla sua meta.
Il pellegrino ha tutto, ma è consapevole di non aver bisogno di nulla, perché Lui ha una missione:
un Cammino di Vita da compiere.